Real Time Marketing, amato e odiato.
Alcuni brand ne hanno fatto un tratto distintivo della propria comunicazione, come la celebre Taffo, altre invece ancora non osano avvicinarsi. Specialmente in tempi delicati come quelli attuali, segnati da crisi economiche, sociali e quarantena che hanno impattato la stragrande maggioranza delle aziende sul nostro territorio.
Ed è proprio per la gravità della situazione, che molti brand, anzi la maggior parte ci vien da dire, hanno preferito mantenere un basso profilo, concentrandosi su una comunicazione lineare e orientata alla prossima e futura ripresa (ebbene si, ce la faremo!).
Alcune aziende e realtà imprenditoriali invece hanno deciso di lanciarsi e dire la loro, cercando a volte di sdrammatizzare, avviando iniziative benefiche e colpendo dritte al cuore degli utenti.
In questo articolo, vediamo le nostre 4 campagne di Real Time Marketing preferite ai tempi del Coronavirus e, in ultimo, una situazione alquanto particolare nata come un epic fail, ma che ci da spunti per analizzare come un brand esce da una brutta figura e i risvolti sulla sua reputation.
FIRST THING FIRST: Cos’è il Real Time Marketing?
Piccolissima breve tappa per chi non ha mai sentito parlare, per tutti gli altri saltate direttamente al prossimo paragrafo.
Il Real Time Marketing non ha una sua definizione vera e propria.
Non è qualcosa di materiale, ma può essere per lo più definito come:
Un approccio al mercato che fa leva sulla capacità dell’azienda di rispondere velocemente ad eventi e stimoli esterni
A dare questa prima definizione ci viene in aiuto Vincenzo Cosenza.
Per chi volesse approfondire le dinamiche del real time marketing vi lasciamo qui un suo articolo must e passiamo direttamente alla nostra carrellata.
Lonely Planet
La campagna di Lonely Planet è al momento la nostra preferita. Semplice, colpisce dritta al cuore delle persone.
E’ un messaggio completamente opposto rispetto al business dell’azienda e forse è proprio questo che stupisce.
Trasmette un messaggio pulito, caldo, disinteressato.
Che dire poi del copy? Semplicemente geniale.
Ceres
Tra le best practice non poteva mancare un colosso del real time marketing.
Ceres da sempre è famosa per la sua capacità di rispondere in modo veloce e divertente agli eventi e alle situazioni esterne.
Qui, leggiamo chiaramente il classico tone of voice dell’azienda, che punta sulla comicità, cercando di sdrammatizzare la situazione, mantenendo un’immagine seria e responsabile nei confronti della gravità del momento.
Roadhouse
Anche Roadhouse decide di andare contro il suo stesso interesse. Ben 151 punti vendita chiusi: un bel disagio dal punto di vista economico. Ma ci ha stupido la rapidità con cui il team creativo ha deciso di comunicare la chiusura. Un po’ per fortuna per quel nome così adattabile alla situazione, e un po’ per bravura, il reparto marketing è riuscito nell’impresa di diventare geniale e allo stesso tempo solidale con il periodo. Bravi Roadhouse!!
I Ferragnez
Piccola precisazione: inseriamo questa campagna, anche se siamo al limite del real time marketing, perché in un sistema economico e comunicativo come quello attuale non possiamo non considerare la reazione, o meglio la capacità di reazione, degli influencers e delle personalità di rilievo.
Come non citare quindi la campagna di raccolta fondi per l’Ospedale San Raffaele di Milano promossa da Chiara Ferragni e Fedez, in arte i Ferragnez?
Un esempio chiaro di responsabilità nei confronti dei propri fan, di come la reputazione e la fama possono essere utilizzate a fin di bene per promuovere iniziative utili a tutta la comunità.
Il Caso WeRoad
Eccoci arrivati all’ultimo step, quello che vi avevamo promesso, dedicato a un caso particolare: il caso WeRoad.
Breve resoconto storico: i giornali, le televisioni e le radio iniziano a parlare di CoronaVirus. Le persone sono ancora sul chi va la, chi sminuisce la situazione, chi invece entra nel panico. L’azienda WeRoad decide di utilizzare un tono ironico per sdrammatizzare la situazione e promuovere i pacchetti di viaggio all’interno del Bel Paese.
Una campagna controversa, che purtroppo ha aperto le porte a commenti negativi nei confronti dell’azienda.
Il tone of voice è quello tipico del brand, semplice, giocoso, ironico e se proprio vogliamo dirla tutta a noi questa campagna non è dispiaciuta. Insomma, con Jim Carrey di mezzo è impossibile creare qualcosa di negativo. Commenti personali a parte, l’errore qui è stato probabilmente associare alla campagna la vendita di qualcosa di non utile/produttivo in questo momento. Parliamo ovviamente di sfumature molto sottile che purtroppo attraverso i social vengono evidenziate con la lente d’ingrandimento.
Ma come ha reagito WeRoad a questa situazione?
In modo impeccabile, facendo una sorta di mea culpa pubblico attraverso un’infografica e recuperando a nostro parere in modo veloce la situazione.
Well Done WeRoad!